In un precedente post, abbiamo parlato della prima inchiesta sul calcio scommesse in Italia: il “caso Totonero”. Oggi affrontiamo una sorta di evoluzione dell’inchiesta del Totonero, passata alla storia col nome di Totonero Bis.
L’inchiesta partì il 2 maggio 1986, quando si costituì e venne arrestato il braccio destro di Italo Allodi, Armando Carbone, il quale confessò l'esistenza di un giro di scommesse riguardanti alcune partite di calcio nei campionati dalla Serie A fino alla Serie C2.
Il presidente della LR Vicenza, Dario Maraschin, confessò di aver versato 120 milioni per comprare la partita contro l'Asti e lo spareggio contro il Piacenza nel Campionato di 1984-1985, ma sostenne di non aver truccato nessun incontro del campionato successivo, nonostante vi fossero alcune intercettazioni telefoniche che dimostrarono il contrario.
Al termine dell’inchiesta, e dopo due gradi di giudizio, furono emesse sentenze molto pesanti: l’Udinese partecipò alla serie A con 9 punti di penalizzazione; il Vicenza, che era stato promosso in serie A, fu retrocesso di nuovo in serie B; la Lazio, che in primo grado fu retrocessa in C1, in appello fu condannata a 9 punti di penalizzazione nel campionato di serie B.
Per quanto concerne i dirigenti e i tesserati, il general manager dell’Udinese, Tito Corsi, viene squalificato per 5 anni con proposta di radiazione; 5 anni anche per il presidente del Perugia, Spartaco Ghini, e 4 anni per il presidente del Vicenza, Dario Maraschin; il famoso allenatore Renzo Ulivieri fu squalificato per 3 anni; i calciatori Cerilli, Lorini, Rossi, Vinazzani furono squalificati per 5 anni con proposta di radiazione.
Dopo questo scandalo, si pensava di aver definitivamente debellato la piaga del calcio scommesse dal “mondo del pallone”: gli ultimi accadimenti, purtroppo, hanno dimostrato il contrario.
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