Come mai? Come mai l’Italia subisce questo fenomeno più di Spagna, Inghilterra e Germania? La sfiducia nei nostri campionati è certamente maggiore di quella nei confronti dei nostri principali competitors sullo scenario europeo. Negli anni abbiamo dato un “grande” esempio di onestà: Calciopoli è stata solo la punta di un iceberg, che aveva fatto danni ben prima di Moggi e che continua a fare danni anche oggi che Moggi non c’è più. In un momento in cui pare a tutti che il male del calcio siano gli Ultras, occorre far notare che il mercato delle scommesse se ne sbatte altamente di queste dissertazione sociologiche senza capo nè coda: gli scommettitori sanno bene che non sarà mai un Genny ‘a Carogna a determinare la vittoria di un campionato o la salvezza o la retrocessione di una squadra. Molto di più possono fare gli stipendi arretrati non pagati, che spingono i giocatori a vendersi le partite; gli accordi tra federazione, lega e squadre per far fuori personaggi scomodi (ricordate Casillo, a cui fu garantita la salvezza se avesse licenziato Zeman?); il “volemose bene” che spinge squadre che non hanno più nulla da chiedere ad entrare in campo e far finta di giocare a pallone, alla faccia di coloro che hanno pagato il biglietto allo stadio o che sono abbonati alle pay-tv. Sono queste le cose, oltre ad una generale sfiducia nel Sistema Calcio italiano, che fanno oscillare le quote senza motivo o che spingono i bookmakers italiani a quotare la League One o Two due giorni prima della Lega Pro italiana (di cui, tra l’altro, non vengono quotate nemmeno tutte le partite e tutte le classi di esito).
Se persino i nostri bookies si fidano più della serie C inglese che della serie C italiana...
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